Santa Maria d’Egitto. Richiesta dei figli di Zebedeo.
Il pentimento della donna peccatrice (Mc 10, 32-45; Lc 7, 36-50)
Siamo nella quinta domenica di Quaresima, giorno in cui abbiamo ascoltato questo Vangelo di Marco in cui ci viene raccontata una parte del viaggio del Salvatore. con gli Apostoli e i discepoli, a Gerusalemme. La Pasqua si avvicina, e chi non è riuscito a digiunare finora, farebbe bene a fare questo sacrificio da qui a Pasqua, perché serve a lui ed è il suo piccolo dono a Dio. Non perché Dio abbia bisogno del nostro digiuno, ma perché siamo noi ad aver bisogno del digiuno per avvicinarci a Dio.
Ci viene detto nel Vangelo di oggi che il Salvatore con gli Apostoli e i discepoli stavano salendo a Gerusalemme perché Gerusalemme si trova a circa ottocento metri sopra il livello del mare, e tutti coloro che arrivàvano a Gerusalemme dal nord, dal mare di Galilea (che si trova a duecento metri sotto il livello del mare) dovévano salire a Gerusalemme per circa mille metri. Allo stesso modo, coloro che giungévano a Gerusalemme dal sud di Israele, dal Mar Morto, che si trova a 400 metri sotto il livello del mare, dovévano salire quasi milleduecento metri per giùngere a Gerusalemme. Per questo il Vangelo dice che il Salvatore “salì” a Gerusalemme.
Per tutti i tre anni e mezzo in cui il Salvatore predicò tra la gente, cercò di preparare gli Apostoli, i discepoli e coloro che lo seguìvano, a questo importante momento della salita a Gerusalemme, dove sarebbe stato accolto con gloria ma poi deriso, dove gli avrebbero sputato addosso, dove sarebbe stato flagellato e ucciso e dove sarebbe risorto dopo tre giorni. Il Vangelo ci dice degli Apostoli che erano stupìti e anzi timorosi di questa preparazione che il Salvatore faceva loro, perché non concepìvano né capìvano come il loro Maestro, che guariva i malati, risuscitava i morti, dominava la natura circostante, che poteva essere l’imperatore della terra, potesse abbassarsi in quel modo, accettando una morte umiliante che solo i ladri avevano.
Proprio in questo momento di tensione, vediamo nel Vangelo, sono caduti anche gli Apostoli. Fino a questo momento, gli Apostoli avevano seguito Cristo Salvatore in tutte le sue vie e i suoi insegnamenti, e non si può dire che àbbiano commesso errori. Tuttavia, il Vangelo racconta che, mentre salìvano a Gerusalemme, gli apostoli Giovanni e Giacomo, figli di Zebedeo, cominciàrono a pensare solo a se stessi e chiesero al Salvatore: “Maestro, vogliamo che tu ci faccia sedere uno alla tua destra e l’altro alla tua sinistra nella tua gloria”. Così, in questi momenti di grande tensione, quando fu loro annunciata la sofferenza che li attendeva, gli apostoli Giovanni e Giacomo non facévano altro che pensare alla loro persona e che volévano avere il primo posto di fronte a tutti gli altri apostoli, perché anche tra di loro era iniziato il turbamento. Vedremo poi che, dopo che il Salvatore fu imprigionato e ucciso, quasi tutti gli apostoli fuggìrono per paura, tranne proprio l’apostolo Giovanni Evangelista.
Qui vediamo che nei momenti difficili, quando sono sottoposte alle prove, le persone possono fare il bene più grande o il male più grande. Ecco perché è bene che seguiamo Dio anche nei momenti più diffìcili della vita, che a volte attraversiamo. Non perdiamo coraggio e non rinunciamo al Signore nei momenti diffìcili, ma, anzi, proprio allora la nostra preghiera sia più forte, allora le nostre azioni siano migliori. Siamo chiamati ad avere la fede di Abramo nell’Antico Testamento, che pur non capendo perché fosse chiamato da Dio a sacrificare il suo unico figlio, obbedì a Dio e si recò sul Monte Moriah con suo figlio Isacco, e anche quando voleva sacrificarlo, Dio lo fermò.
Gli apostoli non avevano la fede di Abramo, e nemmeno noi possiamo dire di avere la fede di Abramo, perché spesso vacilliamo e cadiamo nell’incredulità alle più piccole tentazioni e prove, così come alle più grandi. Rimaniamo dunque forti nella fede, rimaniamo con Cristo Salvatore in tutti i momenti di gioia e di dolore della vita, perché solo così potremo attraversare gli alti e bassi di questa vita. Diciamo: “Signore, non capisco cosa vuoi dirmi, cosa mi chiedi, ma tu mi rafforzi. Non lasciarmi, Signore!”. Sarebbe molto bello prendersi il tempo di leggere almeno un capìtolo del Nuovo Testamento ogni giorno, perché la lettura della Parola di Dio pulisce la nostra mente, il nostro cuore e la nostra anima, e impariamo sia dalla fede di coloro che hanno seguito il Salvatore, sia dai loro errori, come gli apostoli Giovanni e Giacomo, di cui leggiamo nel Vangelo di oggi.
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ROMENO
Duminica a 5-a din Post – A sfintei Maria Egipteanca. Cererea fiilor lui Zevedeu. Pocainta femeii pacatoase
(Mc 10, 32-45; Luca 7, 36-50)
Suntem in duminica a cincea din Post, zi in care am ascultat aceasta Evanghelie de la Marcu in care ni se relateaza o parte din drumul Mantuitorului impreuna cu Apostolii si cu ucenicii in Ierusalim. Ni se spune ca urcau spre Ierusalim deoarece Ierusalimul se afla la aproape opt sute de metri altitudine peste nivelul marii, iar toti cei care veneau spre Ierusalim, dinspre nord, dinspre Marea Galileii (care are altitudinea de doua sute de metri sub nivelul marii) trebuiau sa urce spre Ierusalim aproape o mie de metri. La fel si cei care veneau spre Ierusalim dinspre Sudulul Israelului, dinspre Marea Moarta, care are altitudinea de 400 de metri sub nivelul marii, trebuiau sa urce aproape o mie doua sute de kilometri ca sa ajunga la Ierusalim. De aceea se spune in Evanghelie ca Mantuitorul „se urca” catre Ierusalim.
Toti cei trei ani si jumatate in care Mantuitorul a propovaduit printre oameni, a incercat sa ii pregateasca pe Apostoli, pe ucenici si cei care il urmau, pentru acest moment important al urcarii spre Ierusalim unde avea sa fie primit cu slava dar apoi batjocorit, unde avea sa fie scuipat, si unde avea sa fie biciuit si omorat si unde va invia dupa trei zile. Evanghelia ne spune despre Apostoli ca erau uimiti si chiar tematori de aceasta pregatire pe care le-o facea Mantuitorul, pentru ca ei nu concepeau si nici nu intelegeau cum de Invatatorul lor, care tamaduia bolnavii, invia mortii, stapanea natura inconjuratoare, care putea fi Imparatul pamantului, cum de se putea umili in acel fel, acceptand o moarte umilitoare de care aveau parte doar talharii.
Tocmai in acest moment tensionat, vedem in Evanghelie ca pana si Apostolii au cazut. Pana la acest moment, Apostoli L-au urmat pe Mantuitorul Hristos in toate drumurile si invataturile Sale, si nu putem spune ca au facut greseli. Insa, Evanghelia ne spune ca in timp ce se urcau spre Ierusalim, Apostolii Ioan si Iacov, fiii lui Zevedeu, au inceput sa se gandeasca doar la ei insisi si i-au cerut Mantuitorului: „Invatatorule, voim sa ne dai sa stam unul de-a dreapta Ta si altul de-a stanga ta, intru slava Ta”. Asadar, in aceste momente foarte tensionate, in care li se vestise despre suferinta care urma sa vina, Apostolii Ioan si Iacov nu faceau altceva decat sa se gandeasca la propriile persoane si la intaietatea lor pe care doreau sa o aiba inaintea tuturor celorlalti Apostoli, pentru ca si intre acestia incepuse tulburarea. Apoi, vom vedea ca dupa ce Mantuitorul a fost intemnitat si omorat, aproape toti Apostolii au fugit de frica, in afara de Apostolul Ioan Evanghelistul.
Iata ca vedem ca in vremuri grele, de incercare, oamenii pot sa faca ori cel mai mare bine, ori cel mai mare rau. De aceea e bine pentru noi sa il urmam pe Dumnezeu si in momentele grele ale vietii prin care trecem uneori. Sa nu ne clatinam si sa renuntam la Domnul in momentele noastre de incercare. Ci atunci sa fie rugaciunea noastra mai puternica, atunci sa fie fapta noastra mai buna. Suntem chemati sa avem credinta lui Avraam din Vechiul Testament, care desi nu intelegea de ce era chemat de Dumnezeu sa isi jertfeasca propriul si unicul copil, totusi a ascultat de Dumnezeu si a mers pe Muntele Moria impreuna cu fiul sau Isaac, si chiar cand voia sa il jertfeasca, L-a oprit Dumnezeu.
Apostolii nu au avut credinta lui Avraam, si nici noi nu putem spune ca avem credinta lui Avraam, pentru ca de multe ori ne clatinam si cadem in necredinta la cele mai mici ispite si incercari, dar si la cele mai mari. De aceea, sa ramanem tari in credinta, sa ramanem cu Mantuitorul Hristos in toate bucuriile si necazurile vietii, pentru ca numai asa vom putea strabate urcusurile si coborasurile acestei vieti. Sa spunem: „Doamne, eu nu inteleg ce vrei Tu sa imi zici, ce imi ceri Tu, insa Tu intareste-ma. Nu ma lasa Doamne!”. Ar fi foarte bine sa ne facem timp sa citim macar un capitol din Noul Testament in fiecare zi, pentru ca citind cuvantul lui Dumnezeu ni se curateste mintea, inima si sufletul, si invatam atat din credinta celor care il urmau pe Mantuitorul, cat si din caderile lor, cum este cazul Apostolilor Ioan si Iacov despre care am citit in Evanghelia de astazi.