Domenica prima della Natività – Degli antenati terreni di Gesù – La genealogia del Salvatore (Mt 1, 1-25)
Nella domenica che precede la Natività del Signore, leggiamo il Vangelo di Matteo, capitolo 1, sugli antenati secondo la carne del nostro Salvatore Gesù Cristo.
Fino all’avvento di Cristo, alla verginità non veniva riconosciuto alcun onore, se non come una legittima aspettativa di matrimonio, ma per il resto la verginità era contestata dagli Ebrei del tempo prima di Cristo.
Possiamo considerare la Madre di Dio come la Sposa di Dio, come viene chiamata negli inni: “Rallègrati, o Sposa, sempre Vergine…” e come la considerano i Padri della nostra Chiesa. Dalla Madre di Dio è nato il Figlio dell’Uomo, ma anche il Figlio di Dio. E la nascita del Figlio di Dio poteva avvenire solo attraverso una Vergine, dopo molti anni di preparazione del popolo di Dio. La verginità della Madre di Dio significa che si è dedicata solo a Dio, che non poteva mandare il suo Figlio nel mondo attraverso qualcuno che avesse già fatto un’altra scelta nella propria vita, mentre la Madre di Dio ha scelto solo Dio fin da bambina, quando è stata portata dai suoi genitori Gioacchino e Anna al Sacro Tempio e fino alla fine della sua vita, quando si è trasferita dal Signore circondata dagli Apostoli a Gerusalemme.
La nascita del Figlio di Dio dalla Vergine significa anche che Dio opera insieme all’uomo al suo livello, non costringe l’uomo, lavora interiormente, proprio perché l’uomo possa ricevere suo Figlio e possa compenetrarlo. È come il seme che viene seminato e che cade nel terreno e rimane invisibile, finché non comincia a crescere e diventa una grande pianta, come il seme di senape che è molto molto piccolo e da cui cresce l’albero di senape che diventa molto grande e ombreggia tutto il giardino e diventa la casa di molti uccelli. Questo seme di senape aspetta che arrivi il bel tempo caldo e che il terreno diventi fertile per poter iniziare a crescere. È così che il mondo ha dovuto prepararsi alla venuta del Figlio di Dio.
Dio non lìmita la libertà dell’uomo, ma gli concede un onore che spesso lo pone davanti ai suoi angeli. Se fosse severo con noi, non potremmo amare questo Dio. Tutta questa sequenza di nomi prima della venuta di nostro Signore Gesù Cristo può sembrare noiosa quando leggiamo il Vangelo di oggi, ma questa genealogia ci mostra che la Sua venuta è stata naturale, non casuale e non viene fuori dal nulla. Ci mostra che Dio aveva un piano, un’opera da compiere con l’uomo nel tempo, come Dio opera di solito a suo tempo, con delicatezza e amore, non come lavoriamo noi uomini, soprattutto ora nell’epoca della velocità e della fretta.
Dio doveva diventare uomo perché l’amore di Dio si rivelasse. Ci sono Padri della Chiesa che dicono che anche se l’uomo non fosse caduto nel peccato, anche se Adamo ed Eva non fossero caduti nel peccato, Dio avrebbe comunque mandato suo Figlio nel mondo proprio per rivelare questo amore di Dio per l’uomo. E noi umani avevamo bisogno di un modello da assimilare per capire Dio, per avvicinarci a Lui. È per questo che Gesù Cristo è nato, per essere un esempio vivente nella nostra vita e perché tutto ciò che facciamo nella nostra vita sia ispirato alla Sua vita nel mondo. Il Salvatore Gesù Cristo è chiamato anche Dio – Verbo, cioè Parola di Dio, affinché possiamo imparare le sue parole, ascoltare le sue parole che sono parole divine e sono la chiave con cui possiamo orientare la nostra vita. Possiamo seguire Cristo solo nella misura in cui comprendiamo le Sue parole contenute nelle Sacre Scritture che, purtroppo, dedichiamo sempre meno tempo a leggere. Dovremmo avere tutte le Sacre Scritture, la Bibbia, in casa nostra, in posizione privilegiata e tenerla sempre aperta per poter leggere almeno un po’ della Parola di Dio ogni giorno. Quando non sappiamo da dove iniziare a leggere, possiamo partire dal Vangelo secondo Matteo, dai capitoli 5, 6 e 7 (il Discorso della Montagna), che rappresenta tutta la predicazione del Salvatore ed è l’essenza del suo insegnamento per noi.
In questo periodo che precede la Natività è opportuno rendere gloria al Signore per tutto ciò che abbiamo, anche per le cose che sembrano semplici: è una cosa grande che abbiamo una famiglia, che abbiamo una casa in cui vivere, che siamo in forze, e che possiamo venire in chiesa, che siamo in salute. E se non siamo così in salute, ringraziamo anche per questo, perché sicuramente ci sono persone che hanno più difficoltà di noi. Con tutti i nostri progressi umani, sembra che ci siano ancora persone che stanno vivendo un momento davvero difficile, non per colpa loro, ma per reale necessità. Ci sono ancora persone senza lavoro, senza casa, malate, povere, senza famiglie che le mantèngano, che vivono come uccelli dell’aria con le “briciole che cadono dalla tavola umana”. Ognuno di noi ha attraversato o sta attraversando delle difficoltà e sa quanto sia difficile quando non si ha nessuno che ci aiuti. Ecco perché ogni anno, in questo periodo, è bene pensare alle persone in difficoltà. Anche tra di noi ci sono persone che stanno attraversando un periodo difficile, che cercano da molti mesi di trovare un lavoro e non ci riescono e vivono nella disperazione. Se li aiutiamo, il nostro aiuto sarà ricevuto direttamente da Dio, perché queste persone non hanno il potere o la possibilità di ringraziarvi direttamente e quindi il dono è sicuramente ricevuto da Dio. Molte volte vi sarà capitato di provare delusione nei confronti di coloro che avete aiutato nella vostra famiglia e che magari non vi hanno ringraziato per tutto quello che avete fatto per loro.
Perciò, almeno una volta all’anno, o qualche volta all’anno, aiutate qualcuno che non può restituirvi il vostro dono e allora saprete con certezza che questo dono che avete fatto è stato ricevuto da Dio che ci chiama ad arricchire il tesoro delle nostre anime per prepararle ad andare in Paradiso.