La realtà dei nostri tempi ci mostra bene e ovunque nel mondo un Natale immerso in un enorme spreco di luci e colori. Dall’inizio di dicembre e fino a gennaio, il mondo sembra respirare in continuazione un atmosfera di festa e gioia. Sicuramente, la prima e la più grande gioia è quella dei bambini in attesa di Babbo Natale, che i genitori, entrati anche loro nel ruolo, aiutano a mettere i regali sotto l’albero. Malgrado il freddo, non esiste un periodo dell’anno più atteso di questo.
Per molti cristiani, però, la festa di Natale si ferma qui: agli alberi pieni di luci, a Babbo Natale, al fare shopping e regali. Sfortunatamente, sono in tanti a festeggiare il Natale senza Gesù e senza capire perchè il Figlio di Dio è nato nel mondo. Così come sono molti che festeggiano la cena di Natale in famiglia senza partecipare alla vera cena del Signore, nella liturgia di Natale.
Non basta sapere che Gesù è nato dalla Vergine Maria nella grotta di Betlemme ai tempi di Cesare Augusto, che i Magi gli hanno portato dei doni, che il giusto Simeone ha riconosciuto in lui il Salvatore. Questa è semplicemente storia. Occorre entrare nel profondo significato dell’evento storico e scoprire che la nascita di Cristo rappresenta, in realtà, la rinascita del mondo intero, così che possiamo parlare di un mondo prima di Cristo e uno dopo la Sua nascita. Ma anche questo sarebbe poco, se Colui che è nato a Betlemme, duemila anni fa, non nascesse anche nelle nostre anime, in ognuno di noi, proprio oggi.
Anche la Chiesa comincia a prepararsi molto in anticipo alla nascita del Signore. Lo fa però a modo suo, attraverso l’Avvento, periodo di digiuno, che agisce diversamente sull’anima. Non spreca le energie con stimoli luminosi e colorati, ma cerca di conservarle, attraverso il digiuno e la moderazione, per il grande evento atteso.
Così come Mosè ha pregato e ha digiunato per 40 giorni, sul Monte Sinai, aspettando le parole di Dio scritte sulle tavole della lege, così anche i cristiani pregano e digiunano 40 giorni per poter ricevere la Parola di Dio diventata uomo, natto dalla Vergine Maria.
In un certo senso, le feste invernali sono una celebrazione della purezza. La Nascita del Signore dalla Vergine Maria, la freschezza dell’anno nuovo, le acque sante del Battesimo del Signore, la figura angelica di San Giovanni Battista sono tutte destinate a ricordarci che almeno in questo periodo dell’anno possiamo avere un cuore più buono, un pensiero più bello e un anima più pulita.
Festeggiare è nella natura umana, dicono i sociologi, ma non tutti i modi di festeggiare mantengono nell’anima la gioia vera, quella che dura. C’è sempre un legame tra chi festeggia e cosa si festeggia, nel senso che le radici della nostra gioia stanno in quello che festeggiamo. Quando il motivo della festa è superficiale, anche la gioia sarà superficiale e non lascerà nessun segno sull’anima. Solo quando saremo in grado di comprendere la grandezza del atto di Dio di diventare uomo, di soffrire, di morire e poi risorgere per farci partecipi pienamente alla Sua vita, tutto sarà per noi motivo di gioia, incluse le sofferenze.