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Un buon inizio nella lettura della Sacra Scrittura: il Discorso della Montagna
Il tema di questo numero del “Bollettino” – “Leggere e vivere la Sacra Scrittura” – nasce da un intimo desiderio e bisogno di imprimere più profondamente la parola di Dio nella nostra anima. “Vivere” la Scrittura Santa significa praticarne lo Spirito, e per comprenderne lo Spirito è necessario prima leggerla. Forse molti di voi hanno avuto un momento di avvicinamento alla Bibbia, ma poi hanno abbandonato la lettura perché non hanno capito, o non sapevano da dove cominciare, o semplicemente non hanno trovato il tempo per farlo.
La Scrittura Santa non è solo una descrizione fedele della storia umana: è una guida per la vita di ognuno di noi, una guida spirituale con aspetti “terapeutici”, poiché contiene rimedi che ogni cristiano può utilizzare per cercare di mantenere la propria salute spirituale. Molte delle nostre mancanze sono dovute al fatto che dedichiamo troppo poco tempo a cercare di conoscere Dio e molti dei nostri problemi sarebbero risolti se considerassimo le risposte che Dio ci dà nelle Scritture.
Ma da dove cominciare? Propongo di concentrare la nostra attenzione sul Discorso della Montagna (che include le Beatitudini) del Salvatore Gesù Cristo, riportato nei capitoli 5, 6 e 7 del Vangelo di Matteo. Potete leggere questi capitoli ogni giorno e più ne ripeterete la lettura, più amerete queste parole di Cristo e il loro significato diventerà più chiaro nella vostra mente e nella vostra anima. Questi capitoli del Vangelo di Matteo costituiscono una sintesi dell’intero insegnamento di Gesù. Se vivremo la nostra vita tenendo come fondamento almeno questa parte del Vangelo, saremo sulla strada giusta per diventare veri seguaci di Cristo.
Secondo un’antica tradizione, il monte su cui il Signore pronunciò il Discorso della Montagna sarebbe il monte chiamato oggi Kurun Hattin (Corni di Hattin), situato a sette chilometri dalla città di Tiberiade, non lontano dal lago di Ghenizaret o mare di Galilea. La montagna è alta 560 metri sopra il lago, e sopra la montagna c’è un prato su cui sedevano le folle che ascoltavano Gesù (San Teofilact arcivescovo di Bugaria, La spiegazione del santo vangelo di Matteo, Bucuresti, Editrice Sophia, 2007, p. 177). Il discorso fu pronunciato all’inizio della predicazione del Salvatore Gesù Cristo, subito dopo l’elezione degli apostoli.
Il discorso aveva lo scopo di illuminare coloro che ascoltavano e seguivano Cristo, ma anche di illuminare noi oggi sul vero Regno di Dio, che non dobbiamo confondere con la falsa immagine di divinità che l’uomo ha costruito nel corso della sua esistenza. La fede dell’uomo in Dio non consiste solo nel seguire rigorosamente delle regole, che gli ebrei avevano portato all’estremo, ma nel convertire il proprio cuore, come ha profetizzato il profeta Ezechiele: “E io darò loro un cuore nuovo e metterò in loro uno spirito nuovo; toglierò dal loro petto il cuore di pietra e darò loro un cuore di carne” (Ezechiele 11, 19).
Nella prima parte del Discorso della Montagna, il Salvatore Cristo ci chiama a dare un nuovo senso alla nostra vita, con lo sguardo rivolto al Regno dei Cieli e aperto a tutti coloro che Lo seguono e cercano Dio (Matteo 5, 1-20). Cristo parla del ruolo degli apostoli, dei discepoli e, implicitamente, dei futuri cristiani nel mondo, che definisce “il sale della terra” e “la luce del mondo”, e rivela lo scopo per cui è venuto nel mondo, compiendo l’antica legge e le antiche profezie sulla venuta del Messia.
Nella seconda parte del Discorso della Montagna, il Salvatore ci insegna come comportarci in questa nuova vita rivestita della Nuova Legge dell’amore per Dio e per il prossimo (Matteo 5, 21 – 7, 12). Viene rivelata la qualità morale che dovremmo acquisire e in questo senso il Salvatore ci esorta a non cadere in peccati gravi come l’omicidio, la fornicazione, il divorzio, l’adulterio, la vendetta, l’odio e ci dice quali saranno le conseguenze di queste cadute. La Nuova Legge portata da Cristo è la legge dell’amore. Il Salvatore ci insegna come essere misericordiosi, come pregare, come perdonare, come digiunare e come avere una vita gradita a Dio. Ci viene insegnato come rapportarci alla vita terrena e alla vita celeste, a fissare il nostro cuore sui tesori del cielo e non su quelli della terra e a illuminare gli occhi della nostra anima, per non cadere nelle tenebre, guardando sempre all’eternità e affidandoci completamente a Dio.
Nella terza parte del Discorso della Montagna, il Signore ci avverte che questo cammino non sarà privo di prove e di ostacoli e ci esorta a un risveglio spirituale per proteggerci da tutti i pericoli che possiamo incontrare, per poter diventare alberi buoni che portano frutti buoni. A nostra volta, dovremmo essere guidati solo da coloro che portano frutti buoni e graditi a Dio, e per questo il Discorso della Montagna ci mostra la personalità che avevano gli Apostoli, i seguaci del Signore, i santi di Dio, e che noi dovremmo cercare di acquisire.
Ecco perché è molto utile leggere e rileggere i capitoli 5, 6 e 7 del Vangelo di Matteo ogni volta che ne abbiamo l’occasione. Da lì possiamo passare ai racconti dei Vangeli, dai quali vediamo che Cristo, con la Sua presenza umana e divina, ci ha mostrato con le Sue opere ciò che richiede da noi. Cristo non è come un imperatore terreno, che dà ordini e non assume su di sé ciò che chiede ai suoi servi. Cristo, il Salvatore, ha messo in pratica ogni parola che ci ha rivolto e si mostra a noi come un modello da seguire affinché possiamo avere tutti gli strumenti necessari per santificare la nostra vita e restaurare così in noi quella somiglianza con Dio che è la nostra vera e originaria natura.
Padre Bogdan Constantin Dinca